Gli estrogeni e l'importanza dell'azione detossificante del fegato

Dominanza di estrogeni è un termine coniato dal medico di Harvard John R. Lee M.D., nel 1993. Con questo termine si intende un eccesso di estrogeni relativamente al progesterone.
Si tratta cioè di uno squilibrio fra l'effetto "stimolante" degli estrogeni (che provocano ansietà, insonnia, ritenzione idrica, aumentata proliferazione cellulare a livello di seno, utero, colon ecc.) e quello "calmante" del progesterone (che invece induce pazienza, sonno, inibizione della divisione cellulare, ecc.).

La dominanza di estrogeni colpisce una percentuale assai elevata di donne soprattutto dopo i 35 anni, ma non non si tratta di un fenomeno solo femminile, anche gli uomini ne soffrono, e molto più di quel che si possa pensare. 

Gli estrogeni vengono prodotti anche dalle cellule adipose per cui un uomo grasso potrebbe produrre perfino più estrogeni di una donna. Un alterato rapporto fra questi due ormoni a vantaggio degli estrogeni dà quindi origine ad una dominanza estrogenica. 

Oltre alle naturali fluttuazioni ormonali, alcune scelte di stile di vita possono contribuire alla sindrome da dominanza di estrogeni soprattutto una dieta ricca di farine raffinate, riduzione della capacità di detossificazione del fegato e un'alterazione del microbiota.

L'eccesso di estrogeni può avere differenti cause :

Endogene come stress, soprattutto se prolungato con aumento dei livelli di cortisolo, fegato affaticato , disbiosi intestinale, obesità e alterazioni del ritmo circadiano.

Esogene a causa di interferenti endocrini, xenobiotici, fitoestrogeni, e farmaci.

Gli interferenti endocrini sono sostanze chimiche che mimano l'effetto degli estrogeni e che, a differenza di quelli naturali, non vengono eliminati ma si accumulano nel tessuto adiposo, aumentando il rischio di tumore mammario ed uterino. Questi sono presenti nelle plastiche, nei prodotti usati per la cura del corpo e della casa, nell'acqua, nei pesticidi , nei prodotti per animali di allevamenti intensivi (in cui gli animali sono stressati e alimentati con prodotti di scarsa qualità).

Viviamo in un ambiente estrogenico o femminilizzante. Alcune sostanze chimiche sono presenti nell'ambiente e nei nostri cibi, una di queste è il DDT, bandito come insetticida (antizanzare) ma ancora utilizzato nelle coltivazioni in molti paesi da cui anche noi importiamo, causano effetti estrogenici. Sebbene vietato nel 1972, il DDT, e come suo prodotto di degradazione il DDE, è una sostanza estrogeno-simile ed è ancora presente nell'ambiente. 

Gli xenoestrogeni sintetici comprendono molecole utilizzate in diverse lavorazioni industriali, quali il bisfenolo a (BPA), i bifenilipoliclorurati (PCB) e gli ftalati presenti nelle plastiche, pesticidi ed erbicidi largamente utilizzati nell'agricoltura intensiva e nei tensioattivi contenuti in detergenti e cosmetici ed infine farmaci, spesso somministrati ad animali da allevamento, per incrementarne il grasso corporeo e la ritenzione idrica e residui ormonali possono essere presenti nelle carni e prodotti lattiero-caseari e avere anch'essi effetti estrogenici.

Il BPA è una sostanza chimica industriale che viene usata per la produzione di alcune materie plastiche e resine epossidiche. Più precisamente, gli imballaggi  per uso alimentare sono costituite principalmente da policarbonati, mentre le resine epossidiche sono ampiamente usate nei materiali composti  come tappi per bottiglie, contenitori per bevande e nelle linee di approvvigionamento idrico. Il BPA è presente anche in altri oggetti di uso quotidiano come le carte per la stampa termica, apparecchiature mediche,  biberon, è insolubile in acqua ma solubile in solventi organici. Durante la vita siamo esposti alla tossicità del BPA direttamente attraverso gli alimenti confezionati con prodotti a base di BPA.

L'aumento della dominanza estrogenica è dovuta non solo agli xenoestrogeni assunti con la dieta ma anche a seguito all'assunzione della pillola anticoncezionale perché il progesterone sintetico contenuto tende a potenziare gli effetti degli estrogeni, determinando un forte aumento della ritenzione idrica. 

Ultima ma non di minor importanza è l'assunzione eccessiva di fitoestrogeni come la soia, seitan che  portano a dominanza estrogenica, elemento importante per tutte le persone vegetariane e vegane che integrano con questi alimenti.

Il nostro organismo essendo una macchina intelligente ha dei sistemi per eliminare l'eccesso di estrogeni. Gli organi coinvolti sono: il fegato, che li deve detossificare e trasformare in una forma non attiva, e l'intestino che ha il compito di renderli solubili ed eliminarli con le feci. 

L'eccesso di estrogeni viene eliminato dal fegato attraverso la fase I e fase II di detossificazione subendo prima  una reazione di glucuronidazione poi di solfatazione e secreto nella bile ed eliminato attraverso l'intestino.

Le reazioni di glucuronidazione consistono nella coniugazione di un composto con acido glucuronico, ad opera di enzimi epatici definiti glucuronil-transferasi. Queste reazioni riguardano una vasta gamma di composti, sia esogeni che endogeni, quali ormoni, metaboliti, farmaci ed altri composti xenobiotici. La glucuronidazione (insieme alla solfatazione) incrementa la solubilità plasmatica del composto, facilitandone l'escrezione renale ed intestinale. Gli ormoni steroidei, estrogeni compresi, sono soggetti a glucuronidazione epatica.

Tuttavia, esistono alcuni ceppi batterici, che albergano nell'ultimo tratto dell'intestino, in grado di esprimere un enzima, la beta-glucuronidasi, che è in grado di decognugare l'estrogeno e liberandolo e rimettendolo in circolo.

In conclusione, è molto importante mantenere il più possibile efficienti i sistemi di detossificazione dell'organismo, in particolare se si assumono farmaci come la pillola anticoncezionale.

Fare molto attenzione alla dieta con una corretta scelta di quello che mangiano, preferendo prodotti a km 0 non di origine industriale.

Come ultimo ma non di minor importanza fare molta attenzione a tutti prodotti che usiamo per la nostra bellezza e ai recipienti dove conserviamo i nostri alimenti.

 

Articolo a cura della Dott.ssa Daria Durini.

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